Lo stato del comparto lapideo del Botticino
Il comparto del marmo Botticino, escavato principalmente nei territori di Botticino, Nuvolera, Nuvolento e Serle, vede ormai da parecchi anni una tendenza alla riduzione delle produzioni per effetto della accresciuta competizione internazionale e per una serie di limiti strutturali legati alla dimensione delle aziende e alla loro capacità di dare risposte all’altezza delle sfide in atto. Non è indenne da tale processo anche il prodotto di qualità che si estrae nel territorio di Botticino che si identifica come “Marmo Botticino Classico” e che è tutelato da un marchio di origine da oltre un decennio, realizzato dal Consorzio Produttori Marmo Botticino Classico con il contributo determinante delle Amministrazioni Comunali del tempo.
A sostegno di tale situazione riportiamo i dati di produzione realizzati sulle aree di proprietà del Comune di Botticino (a sinistra e a destra del torrente Rino) negli ultimi quindici anni.
- 2005 qli. 1.462.955
- 2009 qli. 1.190.448
- 2014 qli. 1.150.622
- 2019 qli. 853.049
In quindici anni si è registrato un calo di oltre il 41%. E’ un dato molto preoccupante, a fronte del fatto che a livello mondiale è di molto aumentata, nello stesso arco temporale, sia la produzione che l’utilizzazione di materiale lapideo. Le ragioni di tale riduzione sono di diversa origine e distribuite negli anni:
- La perdita graduale di interesse nella lavorazione, a scala regionale, del materiale commercializzato come informe per la produzione di pavimenti in piccoli formati;
- Il crollo della domanda da parte del mercato cinese e più recentemente il calo delle richieste del mercato indiano;
- La competizione con prodotti similari provenienti da paesi come la Turchia, l’Egitto o l’Iran;
- La recente introduzione sui mercati, da parte dell’industria ceramica, di prodotti che copiano il marmo e che si diffondono con grande facilità grazie alla efficacia della rete distributiva;
- Lo stato di incertezza internazionale (crisi economiche, conflitti diffusi, guerre doganali, ecc.)
- La frammentazione del tessuto produttivo locale che ha impedito politiche di vendita condivise;
- L’assenza di strategie di marketing in grado di sostenere un prodotto per il quale non è più sufficiente affidarsi al “made in Italy” soprattutto se viene commercializzato principalmente come materia prima che può essere sostituita o che è soggetta alle tendenze e alle mode;
- Il quadro di generale incertezza generato dai ritardi nel rilascio delle nuove concessioni alla escavazione.
Il quadro che emerge, trasferito al livello del Comune di Botticino, è di forte preoccupazione in quanto gran parte dell’economia, della storia e della cultura del paese si è retta negli anni sul patrimonio delle cave di marmo. Non è un caso se Botticino è stato da sempre capofila e riferimento del settore sia a livello dei comuni dell’area estrattiva posta a est della città, che a livello provinciale e regionale.
Il bando di gara e le nuove concessioni
La precedente Amministrazione Comunale, guidata da Donatella Marchese, aveva in parte colto alcuni dei segnali alla base della crisi che stava investendo il settore e, in scadenza delle concessioni amministrative alla escavazione(2014), nel rispetto delle norme di trasparenza e di garanzia di accesso al bene pubblico, ha proposto un bando di gara su un unico lotto. Tra gli altri, scopo rilevante era quello di stimolare le aziende in gara a realizzare aggregazioni in grado di diventare riferimento per l’intero comparto produttivo del Marmo Botticino, superando pertanto i limiti della frammentazione produttiva ma, soprattutto, determinando le condizioni per la costruzione di un raggruppamento coeso e capace di una efficace azione commerciale. Non era un caso se parte importante del punteggio di aggiudicazione della gara era riferito alle politiche di Marketing.
Come ormai noto a tutti il bando, primo esempio in Italia per il settore lapideo, nel suo svolgersi ha avuto un iter lungo e contrastato con i ricorsi da parte delle imprese escluse dalla gara per mancanza di requisiti e la successiva sentenza del TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) che, ad oggi, ha confermato nella sostanza la correttezza e la bontà delle scelte amministrative. Siamo ormai in attesa della sentenza definitiva del Consiglio di Stato prevista per il prossimo mese di luglio.
Nelle elezioni del 2019 i cittadini di Botticino hanno scelto un’altra compagine amministrativa. La nuova Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Gian Battista Quecchia ha deciso di imboccare la strada del disimpegno rispetto al bando di gara in corso. E’ una strada pericolosa perché non c’è chiarezza sul percorso, ne quali obbiettivi di interesse pubblico intenda realizzare. L’unica certezza è la pervicace volontà di smontare quanto faticosamente costruito dalla precedente amministrazione e ormai giunto a conclusione se il Consiglio di Stato confermerà la sentenza di primo grado. E per giungere a questo obbiettivo il Sindaco prende decisioni che oltre a mettere in discussione il bando di gara possono mettere a rischio il futuro dello stesso bacino marmifero. I passaggi principali sono:
- Immediata rinuncia alla difesa dei legittimi atti del Comune di fronte al Consiglio di Stato;
- Sollecitazioni alle aziende, rimaste in gara, a ritirarsi dal bando (giugno 2019);
- Incarico professionale per l’analisi delle condizioni di sicurezza del bacino estrattivo. L’obiettivo della relazione richiesta, come risulta dalle conclusioni è quello di confutare il livello di maggiore sicurezza insito nel lotto unico rispetto a più lotti singoli.(ottobre 2019). La relazione viene strumentalmente utilizzata dalle imprese escluse dal bando e diviene un allegato alle memorie inviate al Consiglio di Stato (novembre 2019).
- Forzature e intimidazioni nei confronti della Segretaria Comunale e della Responsabile del Procedimento per il bando di gara perché attivino il provvedimento di revoca del bando stesso. La Segretaria e la Responsabile del Procedimento, esprimono motivatamente parere contrario alla revoca, ritenendo che “le ragioni addotte a sostegno della revoca non hanno la consistenza e l’intensità dell’interesse pubblico” (novembre 2019). Successivamente le due figure hanno chiesto il trasferimento e hanno lasciato il comune;
- Nomina di nuovo responsabile del procedimento;
- Messa a protocollo e invio a tutte le ditte del verbale dell’incontro del 18 giugno 2019 fra il Sindaco e le ditte operanti nel bacino marmifero. L’invio alle ditte avviene con in data 10 dicembre 2019 e, tempestivamente nello stesso giorno, diventa documento che le imprese escluse dal bando allegano ad integrazione delle loro memorie al Consiglio di Stato;
- Recesso del Comune di Botticino dal Consorzio Produttori Marmo Botticino Classico (dicembre 2019). Tale decisione ha avviato di fatto lo smantellamento della struttura consortile, attiva da oltre trent’anni, come punto di incontro tra Amministrazione Comunale e aziende per la promozione del prodotto. Dopo il recesso del Comune infatti sono seguite le dimissioni di alcune aziende, in particolare, di quelle promotrici dei ricorsi contro il bando.
- Avvio del procedimento finalizzato alla verifica della sussistenza dei presupposti per la revoca della gara pubblica a firma del nuovo responsabile del procedimento (febbraio 2020). L’avvio formale di tale percorso era già stato sollecitato dal Sindaco e negato dal precedente responsabile.
Tutte queste azioni , tese all’obbiettivo di cancellare il bando di gara, hanno, nella sostanza, portato l’attuale Amministrazione Comunale a schierarsi per una parte (i proponenti dei ricorsi per il bando contro il Comune) contro un’altra (le aziende ammesse al bando), venendo meno ai principi di imparzialità e di tutela dell’interesse pubblico di una pubblica amministrazione. Non c’è dubbio che le posizioni assunte dalla Amministrazione Comunale, sia che ottengano il risultato della revoca della gara, sia che producano solo allungamento dei tempi nella conclusione della stessa, creano i presupposti di un ingente danno economico per il comune.
Cosa propone l’attuale Amministrazione?
Ciò che aggrava ulteriormente il quadro generale è l’assenza di un progetto per il futuro. Si è manifestata finora la costante volontà di cancellare quanto costruito in precedenza, ma non si è ancora definito un credibile percorso alternativo da parte di questa amministrazione. La strada che si ipotizza si coglie soltanto nelle parole del Sindaco espresse durante l’incontro informale con le aziende dello scorso giugno e reso pubblico soltanto nel mese di dicembre perché potesse, come detto, essere utilizzato come documento integrativo per i ricorrenti al Consiglio di Stato.
La strada ipotizzata è quella di proporre ulteriori proroghe fino al 2024 (anno in cui è previsto il nuovo piano provinciale). Le proroghe, nelle indicazioni del Sindaco, dovrebbero essere sostenute da richieste di messa in sicurezza, da parte delle aziende, così da poter accedere ad aree e volumi al di fuori di quelli attualmente autorizzati dalla provincia di Brescia. Successivamente procedere all’assegnazione delle nuove concessioni con singoli bandi di gara su nove lotti (sei in sinistra Rino e tre in destra)
E’ un programma di allungamento dei tempi per le nuove concessioni . E’ una proposta di sviamento delle regole nel momento in cui sollecita alle aziende la richiesta di messa in sicurezza della cava per ottenere ampliamenti oltre i piani di coltivazione autorizzati. Noi crediamo che su tali proposte non solo il Sindaco ma l’intera Amministrazione dovrebbe riflettere.
Prorogare fino al 2024 lo stato attuale del bacino marmifero significa congelare una situazione già ora difficilmente sostenibile, significa mantenere uno stato di incertezza sul futuro, disincentivare gli investimenti, bloccare lo sviluppo del bacino e non avviare l’indispensabile azione coordinata di rilancio commerciale del prodotto. Prevedere di assegnare le nuove concessioni attraverso una gara articolata su nove lotti distinti significa scatenare una “guerra” di tutti contro tutti e favorire la legittima partecipazione di molte piccole imprese esterne all’attuale comparto produttivo, con buona pace di coloro che auspicavano la tutela e la salvaguardia delle imprese esistenti.
C’è uno sguardo troppo rivolto al passato in questo percorso. La storia recente delle cave di marmo di Botticino, ricca di idee e momenti significativi, va conosciuta e valorizzata ma è necessario anche interpretarla alla luce delle diverse condizioni e dei cambiamenti in atto nel mondo per non sbagliare. Non possiamo pensare che il marmo di Botticino, essendo sempre stato utilizzato, verrà certamente utilizzato anche in futuro, che stia solo soffrendo di una crisi di crescita e che prima o poi la crisi passerà. Non è così! Esiste veramente il rischio che il nostro prodotto, il patrimonio della comunità di Botticino, esca fuori dai mercati che contano e venga relegato ad una posizione marginale o solo locale, se non c’è un cambio di passo, una visione di più ampio respiro che veda anche il Comune, in quanto proprietario della gran parte del bacino, partecipe consapevole di un processo di crescita. In questo senso la strada che l’attuale Sindaco vuole percorrere è miope e non va nella direzione dello sviluppo.
Quello che succede a Botticino è sotto attenta osservazione da parte di molti soggetti: Comuni dei bacini marmiferi limitrofi e oltre, Provincia e Regione, imprese e operatori del settore, associazioni di categoria e sindacati, grandi utilizzatori nei principali paesi importatori. Vigileremo a difesa del percorso costruito faticosamente negli ultimi cinque anni e fino alla sentenza definitiva del Consiglio di Stato. Vigileremo sul rispetto delle norme e delle leggi nei percorsi amministrativi che il Sindaco e l’attuale Amministrazione intraprenderà. Informeremo le imprese, i lavoratori e i cittadini sugli sviluppi della vicenda. Attiveremo iniziative di studio e di approfondimento sul tema dello sviluppo e tutela delle cave di marmo per affrontare per tempo la predisposizione del nuovo Piano Provincial